Terapia molto antica, quella detta “apiterapia” o “apipuntura”, nella quale si ricorre al veleno delle api per curare il dolore in genere, ed in particolare i disturbi articolari.

La tecnica consiste nel far pungere da un’ape direttamente la zona interessata. Il numero di punture è di circa 200, comunque tale numero varia a seconda della gravità della patologia.

Ottimi risultati sono stati ottenuti con il ricorso all’apipuntura nella cura delle radicoliti lombosacrali, comunque si ottengono azioni terapeutiche sulle infiammazioni articolari.

Nell’antichità il trattamento consisteva nell’appoggiare direttamente l’ape, fin tanto che pungesse, oggi è il medico che inetta il veleno dell’ape che viene estratto dall’insetto.

PROPRIETA'

Analizzando il veleno dell’ape si rintracciano numerosi componenti ad azione terapeutica, quali: l’apamina che agisce sulla trasmissione degli stimoli nervosi, rilasciando la muscolatura; la mellitina che attenua gli stati infiammatori, il peptide 401 che provoca la produzione di istamina che agisce in caso di risposte allergiche.

Queste sono solo alcune delle sostanze, alle quali vanno aggiunte la colina, l’acido formico, cloridrico e ortofosforico, enzimi vari e molte altre sostanze che sottolineano come il veleno d’ape sia una sostanza complessa.

E’ comunque diffusa l’ipotesi che l’azione più diretta ed efficacie sia a carico delle ghiandole surrenali, aumentando la quantità di cortisolo nel sangue. L’apiterapia è controindicata alle persone che presentano allergia al veleno d’api.

In ogni caso, il medico saggia la reattività del paziente, praticando una sola puntura e verificando la reazione alla eventuale allergia al veleno. Le reazioni avverse si manifestano con l’instaurarsi di stati febbrili, brividi, prurito intenso nella zona punta.

ETNOMEDICINA

Nel trattamento tradizionale si catturano le api, in particolare quelle che nell’alveare vengono chiamate “api guardiane” e che contengono un veleno più potente; queste vengono appoggiate su zone specifiche, e quando si scelgono dei punti corrispondenti all’agopuntura cinese, il medico si chiama “apipuntore”. In questo caso l’azione è legata alle particolari caratteristiche terapeutiche che nel punto dell’agopuntura si rintracciano.

Usando direttamente l’ape, questa pungendo lascia infisso il pungiglione che può essere tolto subito, oppure lasciato, in modo tale che il veleno si diffonda lentamente.

L’uso diretto dell’insetto rientra nello specifico nel sistema usato da millenni, mentre il ricorso ad iniettare per via cutanea il veleno ricavato dalle api è usato solo negli ultimi tempi.

I cultori di tale pratica terapeutica affermano che solo il ricorso alla puntura diretta dell’ape possa dare risultati ottimali. Oltre che i disturbi mio-articolari l’apiterapia viene utilizzata per curare l’insonnia, la psoriasi, l’ipertensione lieve, l’asma bronchiale.

Di norma il trattamento si snoda in un percorso che varia da due a quattro settimane con cadenza di due sedute ogni settimana.

 

tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.

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