Stampa

 

Disciplina nata negli anni Cinquanta, ideata dal medico tedesco Hans Heinrich Reckeweg, esperto in omeopatia.

Egli rintracciò un modello conciliante i principi omeopatici con la conoscenza della medicina accademica; nacque così l’omotossicologia, che si basa sul concetto che le cause delle malattie siano dovute alla presenza di sostanze tossiche (omotossine) che aggrediscono l’organismo.

Se il sistema immunitario non è in grado di allontanare tali sostanze, queste si depositano nei tessuti, promuovendo degli eventi patologici. Nell’omotossicologia si interviene stimolando l’organismo ad espellere le tossine accumulatesi.

L’omotossicologia, per il suo stretto legame con l’omeopatia, viene anche definita omeopatia antiomotossica, ma dall’omeopatia si distingue per un proprio sistema metodologico e clinico ed un differenziato percorso terapeutico farmacologico.

E’ il laureato in medicina che si occupa di tale disciplina, che ricorre all’uso sia di rimedi omeopatici che a recenti preparati farmacologici. L’omotossicologo evidenzia come, rispetto all’omeopatia, con tale metodica si riesca ad intervenire anche nelle patologie acute.

Nella sua esposizione, Reckeweg segnalava sei fasi di risposta antitossica.

Le prime tre, chiamate umorali, che permettono spontaneamente all’organismo di intervenire, manifestando dei processi infiammatori; le altre tre, di maggiore entità, con conseguenti patologie alle quali l’organismo non è in grado di rispondere.

L’omotossicologia propone una serie di rimedi omotossicologici in grado di riattivare il sistema di eliminazione delle tossine, per il ripristino dello stato di salute.

Di norma nell’ omotossicologia, al contrario dell’ omeopatia, si ricorre solo alla somministrazione di farmaci composti a basse diluizioni (in omeopatia anche a composti unici ad alte diluizioni).

 

tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.