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Il termine biofeedback vuol dire “retroazione biologica” da bios, parola greca che significa vita, e da feedback, termine inglese che significa retroazione. Questo termine, siglato, si indica con le lettere BFB.

Consiste in una apparecchiatura elettronica, messa a punto circa trenta anni fa negli USA, che rileva dei segnali bioelettrici corporei e li amplifica, informando il paziente sullo stato di rilassamento psicofisico raggiunto.

Negli ultimi anni, grazie alle nuove tecnologie, i BFB si presentano collegati al computer, offrendo possibilità di trasduzione dei segnali bioelettrici in sistemi di lettura multimediali: grafici, ottici, sonori.

Funzioni fisiologiche rilevabili

A seconda della funzione fisiologica controllata i BFB si dividono in:

EMG per il controllo della tensione muscolare
ECG per il controllo della frequenza cardiaca
GSR per il controllo dell’attività dermica rilevandone la resistenza
TFT per il controllo della temperatura cutanea
EEG per il controllo dei ritmi elettrici della corteccia cerebrale
BPFT per il monitoraggio della pressione arteriosa e la frequenza cardiaca

La tecnica del biofeedback

Grazie alle informazioni che il BFB fornisce, il soggetto apprende quali strategie mentali devono essere messe in atto per modificare in positivo le funzioni fisiologiche e/o neurovegetative, monitorate dall’ apparecchia-tura. Tramite i segnali emessi dal BFB, il soggetto può stabilire una sorta di dialogo con se stesso, con i suoi organi, con alcune funzioni fisiologiche.

L’uso pratico del BFB è semplice, ma un programma completo dura un paio di mesi, anche se già dalle prime sedute si possono avere dei risultati. Il soggetto deve per prima cosa comprendere il legame tra azione fisiologica e segnale-risposta del BFB. Deve quindi prendere “confidenza” con uno strumento che bisogna imparare ad usare. Dopo alcune prove, con un alternarsi di atteggiamenti esatti ed errati, si riesce a discernere il giusto comportamento psicofisico; ovvero in che modo si deve respirare, allentare le tensioni, quali pensieri sono favorevoli e quali no. Solo a questo punto si possono iniziare le sedute senza l’uso del BFB che comunque verrà ancora utilizzato una volta alla settimana per poter controllare se i risultati sono stati mantenuti o migliorati. Quando si è raggiunta la padronanza della propria attività psicofisica, si deve abbandonare il BFB per evitare l’instaurarsi di un rapporto di dipendenza.

Una seduta di BFB dura circa mezz’ora, con cadenza di una o due volte alla settimana, per un totale, in media, di dieci incontri. La seduta si svolge alla presenza del terapeuta, il cui compito consiste nell’insegnare le tecniche di rilassamento.

L’apprendimento tramite il ricorso ad un BFB prevede un training che rappresenta l’elemento più importante, nel senso che solo se il soggetto è guidato durante il percorso può autoaffermare i propri progressi e porre rimedio ai disturbi che lo affliggono.

Indicazioni

Nel ricorso alle tecniche del BFB si tiene conto di due fattori principali, tramite i quali il paziente riesce ad ottenere risultati terapeutici: uno è prevalentemente tecnico e si avvale delle caratteristiche insite nel BFB quale strumento elettronico in grado di rilevare le attività psicofisiologiche, di monitorarle, offrendole alle vie sensoriali del paziente e del terapeuta; l’altro è esclusivamente cognitivo e si rifà alla ristrutturazione dei sistemi di convinzione raggiunti dal paziente.

La tecnica del BFB viene, quindi, considerata come una “terapia multifattoriale”, nella quale convergono con azione reciproca l’aspetto psicofisiologico, quello cognitivo e quello terapeutico.

Le funzioni fisiologiche trattabili sono quelle legate alla tensione muscolare, quando il tipo di BFB rileva l’attività elettrica dei muscoli (EMG).

In generale, attraverso il ricorso a BFB semplici, si può intervenire nei casi di: cefalea muscolo-tensiva, emicrania vascolare, disturbi neuromuscolari, epilessia, ipertensione essenziale, asma bronchiale, lombalgie, insonnia.

I campi d’applicazione nell’ambito terapeutico sono principalmente tre:

 

tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.