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La nascita della tecnica cranio sacrale è attribuibile all’osteopata William Garner Sutherland, che nel 1900 notò un particolare movimento a carico delle ossa che compongono il cranio.

Tale pratica è stata poi introdotta negli anni Settanta da John E. Upledger, osteopata e docente presso la facoltà di Medicina Osteopatica del Michigan.

Fu un’attenta osservazione che, circa trent’anni fa, lo spinse a mettere a punto la terapia cranio sacrale. Tale osservazione consistette nel notare come le ossa del cranio non sono fisse e ferme, ma si muovono secondo un moto di tipo respiratorio, e nel corso di patologie, in qualsiasi parte del corpo, tale movimento si presenta squilibrato.

Ciò che motiva il movimento ritmico è la presenza del liquido cefalorachidiano (detto liquor) che sarebbe in relazione, tramite il midollo spinale, con l’osso sacro, tanto da definire la presenza di un “sistema del fluido Cerebrospinale e del Respiro Vitale”.

In effetti il liquido cefalorachidiano si origina per diffusione dal sangue circolante dei vasi del sistema cerebrospinale. Quando il ritmo cranio sacrale è disarmonizzato, a causa di problemi fisici o psichici, si manifestano numerosi disturbi a carico dei vari organi.

Ai principi prettamente anatomici e fisiologici, la pratica cranio sacrale aggiunse una visione olistica, nella quale il corpo è il risultato di un connubio del sistema emozionale, mentale e fisico.

Intervenendo, tramite delle precise manipolazioni, nelle forme craniali, il terapista agisce ripristinando l’equilibrio nell’organismo.

L’azione del terapista tende a migliorare la circolazione del liquido cerebrospinale, e l’intervento avviene attuando leggere pressioni (inferiori ai 5 grammi) in zone specifiche affinché il sistema ritrovi la giusta omeostasi.

 

   tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.