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Pratica mistica facente parte dall’806 del Buddhismo giapponese con il nome di Dengyô-daishi.

Le radici partono dal Buddhismo indiano con il Dhyâna nel 522 a.C. e in Cina con il Tch’an da Bodhidharma nel 520 a.C.

Pratica mistica facente parte dall’806 del Buddhismo giapponese con il nome di Dengyô-daishi.

Le radici partono dal Buddhismo indiano con il Dhyâna nel 522 a.C. e in Cina con il Tch’an da Bodhidharma nel 520 a.C.

METODI

Kôan: un Kôan è un tema, una domanda alla quale il ricercatore Zen deve trovare la risposta che lo condurrà ad una visione spirituale.

“Il Kôan, l’aforisma più ricorrente nella tradizione del buddismo Zen è un enigma senza soluzione, un problema intrinsecamente contraddittorio che serve a venificare il pensiero proprio in quanto attività discriminativa. Ed è proprio questa forma di atteggiamento che costituisce un ostacolo verso la Buddità, in altri termini verso quella situazione paradossale in cui un frammento dell’essere, il praticante, coincide con tutto l’essere”. (P.L. Aiazzi, 1983).

Satori: “Lo studio Zen deve terminare nel Satori” (Tai-huei, 1089-1163). Per Satori si intende una visione immediata tipo un flash, che permette la comprensione della realtà ultima e la realizzazione della propria natura interiore.

Arti:

LA FILOSOFIA

Scuole Zen:

"Chü-Chih era un celebre maestro del IX secolo. (...) “Qual è la Verità suprema e assoluta?” Risposta: egli alzava un dito in silenzio “Qual è l’essenza del Buddhismo?” Risposta: di nuovo lo stesso gesto silenzioso." (T. Izutzu, Le kôan Zen, ed. Fayard, 1977, p. 14).

Nel Buddhismo Zen viene considerata l’unione dei tre elementi costituita da: solida postura, respirazione tranquilla e mente chiara.

Tale unione aiuta a svuotare la coscienza che diventa, quindi, come uno spazio infinito, completamente aperta a ciò che sta accadendo «qui ed ora».

In tal guisa si trascende il tempo e lo spazio.

Dalla mente unica (non frammentata) deriva la non-mente, mente che non dimora in nessun posto, quindi scevra da condizioni e limiti, ed anche da traguardi, obiettivi e necessità.

"La mente silenziosa è libera dall’egocentrismo. Poiché nella vera contemplazione ci sono naturalmente illimitata amicizia, compassione ed equanimità. Queste qualità sono basate sul silenzio e non possono essere sviluppate solo con i pensieri." (Tae Hye, Tong Hyo, 1993).

 

tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.