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Per zooterapia si intende l’insieme di utilizzi terapeutici, che nell’etnomedicina si riferiscono al ricorso di rimedi di origine animale, nelle più svariate forme, sia per uso interno che esterno.

La zooterapia è pressoché presente in tutte le medicine tradizionali, anche se è sicuramente nella medicina tradizionale cinese che si rintraccia il maggior numero di indicazioni.

In un trattato cinese (Pen-ts’ac Kang-mu) risalente a 5000 anni addietro, viene riportato l’uso del corno non ossificato del daino maculato, dal quale si ricava un farmaco chiamato “Pantui”.

L’uso del corno è legato alla credenza che il cervo sia molto longevo, perché è l’unico animale che è capace di riconoscere e mangiare il fungo dell’immortalità (leggenda taoista); forse questo fungo è il Poliporus lusidus che quando è secco ha una durata di molti anni. In alcune sculture e pitture il cervo o daino viene rappresentato con tale fungo in bocca. La pelle del daino rientra in molte ricette come tonico, ricostituente, afrodisiaco.

La medicina tradizionale cinese usa moltissimo gli insetti come rimedio. Le blatte (scarafaggi, piattole, e altri simili) si usano polverizzate. La polvere viene fatta assumere in sospensione nel vino o acqua. Si curano con questo sistema calcoli alla vescica, asma, ritenzione di urina, la pertosse, e come aspersorio sulle pustole con l’aggiunta di zucchero.

Per curare il dolore e ronzii auricolari e per migliorare l’udito si fa bollire l’insetto in olio di mandorle e si instilla una goccia nell’orecchio.

Ancora nella medicina tradizionale cinese si fa largo uso delle lucertole, dalle quali si ricava una polvere che viene venduta anche in farmacia, facendole essiccare in un forno. L’uso è in particolare topico, per gonfiori, piaghe, dolori reumatici. Le lucertole contengono molto iodio.

Nei mercati cinesi le pinne di pescecane sono vendute per cucinare una zuppa con potere afrodisiaco.

Alla pelle del bufalo sono assegnate proprietà toniche e ricostituenti.

Nell’America Latina la stella di mare è uno zoofarmaco molto diffuso, utilizzato per curare numerose malattie.

Nell’antica medicina araba l’osso di seppia ridotto in polvere e unito al miele, veniva usato per curare le macule bianche dell’occhio.

Nella medicina tradizionale andina gli aculei tostati e polverizzati del riccio di mare venivano utilizzati per curare l’epilessia e le malattie del cuore.

In numerose medicine tradizionali la polvere delle conchiglie è indicata quale antiemorragico.

In Europa, compresa l’Italia, il secreto vischioso delle lumache e delle chiocciole veniva usato nelle affezioni polmonari, e nella pertosse. Inoltre era d’uso curare l’ulcera gastrica, ingerendo una chiocciola viva, privata del guscio.

La tela del ragno e l’insetto stesso venivano usati in India quale rimedio contro le febbri malariche. Oggi è stato scientificamente appurato che la sostanza presente nella tela del ragno “l’aracnidina” possiede proprietà simili a quelle della chinina.

La tela del ragno era usata in molti paesi, compresa l’Italia, quale emostatico, coagulante, e per accelerare il processo di guarigione di piaghe e ferite. La sua azione è stata confermata scientificamente grazie alla presenza di fibroina e di sericina.

Gli abitanti della Guiana, Caienna e Bolivia, per purificare il sangue, si espongono ai morsi delle formiche.

Nell’alto Nilo il morso delle formiche veniva impiegato per curare la pazzia. Era diffuso l’uso di ricorrere alle formiche bollite per curare la gotta e la debolezza muscolare.

Nel medioevo l’alcolato di formiche veniva usato come stimolante dell’organismo, come diuretico e come afrodisiaco (astenia sessuale). Ancora oggi si consiglia a coloro che soffrono di reumatismi e artrosi di farsi mordere dalle formiche, in particolare da quelle rosse.

 

tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.