Ciò che caratterizza la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è l’unità di concetto legata ai grandi mutamenti della natura.

Sotto questi aspetti, che non escludono una certa poesia, i cinesi sono riusciti a descrivere una dottrina grazie ad una osservazione millenaria che non cessa di stupire gli occidentali. Questi ritmi tradizionali che ricordano dei fenomeni fisici ciclici, che agiscono nel corpo umano, parte anch’esso dell’universo (microcosmo nel macrocosmo), sono stati applicati a tutto, grazie anche a ragionevoli combinazioni basate su fatti evidenti come i ritmi notte-giorno, freddo-caldo, umido-secco.

Il modello

Con questo sistema gli agopuntori dell’antica Cina hanno ideato un modello, alla pari del matematico che pone un’ipotesi per passare a dimostrarla:

  1. circolazione nel corpo di una energia vitale ciclica
  2. esistenza di una polarità positiva e negativa (yang-yin) in ogni essere vivente
  3. proiezione sulla pelle di zone riflesse degli organi profondi
  4. circolazione dell’energia vitale a livello della pelle su tragitti precisi, chiamati canali o meridiani
  5. esistenza su detti tragitti di punti o repère nei quali è possibile agire sull’energia vitale.

Questo corpus dottrinale, nel quale prevale il concetto energetico su quello materiale e coglie nell’uomo le caratteristiche vitali dell’Universo, diventerà un’arte medica, pur restando ancorata al pensiero filosofico e religioso.

Ogni malattia sarà uno squilibrio, rintracciabile nei punti cutanei, quali zone di intervento adatte a ripristinare l’ordine e l’armonia.

Umano e Universale sottoposti alle stesse leggi, agli stessi dinamismi, alle stesse manifestazioni.

L'applicazione dellagopuntura in Cina

L’applicazione della medicina tradizionale cinese risale almeno a 2000 anni fa, ma le sue tracce documentate risalgono all’opera il “Nei Ching” o classico della medicina interna, scritto dall’imperatore Huang-Ti (2698-2598 a.C.)

E’ così presumibile che le origini risalgano a 4000 anni fa, o ancor più secondo alcuni ricercatori.

In seguito alla legge promulgata dall’imperatore Huang-Ti, si iniziò a studiare dove scorresse l’energia vitale nel corpo umano, individuando dei canali, e, sulla base della filosofia taoista, si scoprì che la forza vitale chiamata Tch’I era la stessa per tutto l’universo.

Il classico Ling Tch’Ou la definisce “astratta ed impalpabile” e precisa ancora: “l’essere vivente non deve essere inteso come una materia animata d’energia, ma è l’energia che ha orientato la materia verso il fenomeno vitale”.

Tchang Tsai cita: “Ogni nascita è un condensarsi ed ogni morte un disperdersi della materia”. Chao Yong scrive che “la genesi e la morte sono delle pure mutazioni di energia vitale”.

Da quanto sopra si riesce a comprendere bene con quanta precisione la filosofia cinese abbia accostato l’uomo all’universo ed ai suoi moti.

Con questi convincimenti si iniziò allora una vera e propria esplorazione del corpo umano in tutte le sue funzioni. Poiché non era ammesso, per motivi religiosi, effettuare l’autopsia sui cadaveri, i quali dovevano presentarsi ai loro avi defunti con la stessa presenza che avevano al momento del trapasso e non potendo superare questo ostacolo, gli addetti a questi studi iniziarono a studiare attentamente i suppliziati.

Le condanne gravi erano comminate sotto forma di supplizio più o meno prolungato a seconda della entità della colpa. Ed ecco che le teorie del funzionamento degli organi poterono essere controllate e studiate su soggetti ancora in vita: sangue, muscoli, ossa, midollo, secrezioni, funzioni vitali, ecc. Poiché i medici per legge avevano l’obbligo di tenere in vita il più possibile il soggetto, ma contemporaneamente avevano l’obbligo di far sospendere il supplizio non appena il condannato moriva.

Furono però descritte con precisione le funzioni alle quali gli organi erano preposti. Fu esaminata la frontiera fra l’interno e l’esterno, cioè la pelle; furono ricercati su di essa i punti più validi per i diversi interventi; furono stabilite le azioni di rinforzo o di drenaggio dell’energia nei vari meridiani al fine di ottenere in quei determinati organi una azione equilibratrice.

Questi punti, in numero di 365, furono divisi in 12 gruppi a sottolineare anche in questo l’unione dell’uomo con le stagioni e il cielo universale.

Si considerò la possibilità che durante la giornata di 24 ore si verificassero nell’organismo tutte le situazioni di un intero anno; si poté così ipotizzare la possibilità di un ciclo continuo del passaggio di energia vitale da un organo all’altro; provando ad alterare questa energia ad ore determinate prima della entrata negli organi si poté stabilire in quale misura l’organo stesso venisse influenzato.

Nasceva così quel corpus di conoscenze che poco alla volta divennero patrimonio di una medicina tradizionale poco costosa e con pochissime controindicazioni: una medicina naturale.

 

tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.

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