Il termine giusto sarebbe “Peloidoterapia”, quale pratica inserita nell’idroterapia, facente uso di curarsi con i fanghi per via esterna. Il termine

Peloidoterapia deriva dall’insieme di due parole greche: pelòs = fango e èidos = aspetto.

Pratica diffusissima sin dall’antichità, la fangoterapia è stata riscoperta dalla medicina termale e dai produttori di prodotti cosmetici.

Il ricorso all’uso del fango per curare disturbi della pelle o come pratica preventiva per un mantenimento di una cute sana e giovane fa parte della tradizione di molti paesi del mondo.

La fangoterapia veniva usata nell’antico Egitto ricorrendo al limo del delta del Nilo. In Europa tale cura era diffusa in Francia e in Italia, in quest’ultima se ne faceva grande uso durante l’epoca romana nelle diffuse terme.

Il trattamento risulta semplice, e volendo, utilizzabile in casa propria.

Lo scopo principale dell’uso del fango è quello di allontanare le tossine del corpo, tramite un processo chimico di osmosi che il fango attiva a livello cutaneo, assorbendo nel contempo le tossine ed i liquidi che in tal modo vengono allontanati dall’organismo.

Modalità di utilizzo

Per fangoterapia si intende comunemente l’immersione di tutto il corpo, eccetto la testa, nel fango, in un vero bagno; in questo caso la temperatura del fango deve essere sui 37 gradi circa ed il tempo di immersione di circa mezz’ora. Il momento migliore della giornata è alla sera prima di coricarsi.

Anziché al bagno completo si può ricorrere ai bagni parziali, immergendo solo alcune parti del corpo quali i piedi, i glutei o le mani, oppure trattando le parti del corpo interessate ricorrendo agli impacchi o cataplasmi di fango, in questo caso la fangoterapia si avvicina moltissimo all’argilloterapia.

Da questa si diversifica per il ricorso non all’argilla ma a un gran numero di terre impastate con l’acqua, possibilmente già pronte allo stato naturale, ovvero, fangoso.

I fanghi possono essere d’acqua dolce o marina, oppure d’acqua termale. Altre volte si usano i residui melmosi ricchi di materiale organico oppure con residui putrefattivi a carico di batteri riduttori saprofiti.

Anche le torbe, i limi, le melme, vengono utilizzati nella fangoterapia.

Ad ogni specifico “fango” corrispondono altrettante specifiche azioni, che dipendono dalle caratteristiche della loro composizione. Basti ricordare che nelle torbe sono presenti sostanze simili agli ormoni e numerose vitamine, compreso il complesso B. Per ottenere risultati soddisfacenti nell’ambito della prevenzione della cura del corpo è consigliabile protrarre il trattamento per almeno tre settimane.

L’azione terapeutica dei fanghi è principalmente dovuta all’idropessia, che indica la peculiarità del fango di trattenere l’acqua in esso contenuta e anche il colore, quest’ultimo viene trasferito gradualmente alla cute del soggetto.

 

tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.

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