La parola yoga deriva dalla radice sanscrita jug che significa: aggiogare, legare, unire.

Questa traduzione si lega perfettamente al fine stesso dello yoga. Lo scopo di qualsiasi esercizio fisico non vuole fermarsi ad un'azione sul corpo, ma coinvolge sempre il piano mentale. Il corpo quale aspetto del proprio essere, quale mezzo di conoscenza, non solo anatomica e fisiologica, ma quale continuità con parti più sottili sino alla percezione di un corpo ritenuto immortale, quale vera essenza dell'essere umano.

La salute

In questo viaggio unificatore corpo-mente, lo stato di salute quale integrità psico-fisica assume un particolare valore trascendente. Ovvero non si pratica lo yoga per guarire dalle malattie, ma ci si cura dalle malattie perché queste lascino il posto alla salute della mente. La guarigione del corpo fisico è solo un effetto e mai lo scopo di chi si avvicina alla pratica dello yoga.

In quest'ottica la salute acquista un particolare valore di riordino e di comprensione dei veri valori della vita.

L'Hatha-yoga attraverso delle particolari posture, dette asana, invita il praticante a rintracciare i disordini mentali per trasformarli in processi risanatori. Un processo fisiologico particolarmente interessante consiste nell'accelerare l'eliminazione delle tossine, stimolando gli organi emuntori a svolgere a pieno regime il loro compito.

Che tra posizione assunta dal corpo e atteggiamento psicologico vi sia una stretta relazione, è ormai assodato; quello che invece nello yoga si presenta attraverso la postura è un volenteroso atteggiamento nel cercare di raggiungere una certa disposizione spaziale con il proprio corpo. Ogni postura (asana) è un modello al quale il praticante deve adeguarsi. Ecco perchè si tratta di una vera rieducazione della mente.

Inoltre ogni asana racchiude un insieme di simboli archetipali, non per nulla alcune si chiamano con il nome di un animale o di un oggetto. Basta ricordare la posizione detta "perfetta" (Siddhasana): in perfetto equilibrio sulla gamba sinistra, si porta il piede destro all'altezza dell'inizio della coscia sinistra e si resta fermi come un albero fisso sul terreno. Si comprende come l'assunzione di tale postura coinvolga non solo il corpo ma anche la psiche, e richiami a quei simboli eterni al quale l'albero appartiene.

Il mantenimento di una postura richiede il controllo del sistema nervoso centrale ed un insieme di reazioni a ritroso (di feed-back) che coinvolgono numerose attività psico-fisiche dell'individuo. Un continuo controllo e coordinamento tra muscoli agonisti e antagonisti, una continua previsione degli spostamenti dalla posizione ottimale, una serie di recettori chiamati in causa, questo è ciò che in parte avviene in una apparentemente semplice e banale posizione fatta assumere al proprio corpo.

La disciplina mentale

Il trattato di yoga più antico risale a qualche secolo prima di Cristo ed è la raccolta degli yoga-sutra di Patanjali. Il concetto base di questo testo è che lo yoga è il controllo del flusso mentale.

Fermarsi alla postura o alle tecniche di respirazione non solo sarebbe riduttivo, ma fuorviante, perchè si farebbe esattamente l'opposto di ciò che viene indicato. Lo yoga si presenta come una disciplina mentale che vuole integrarsi con il corpo, e ognuno può trovare la pratica che più si avvicina alle proprie caratteristiche personali.

Hatha-yoga, Raja-yoga, Jnana-yoga, Karma-yoga, ecc. sono mezzi che conducono allo stesso fine: realizzare l'integrazione dell'essere e liberarsi dai condizionamenti della vita.

La pratica mentale riveste nello yoga un ruolo di primaria importanza: osservazione, concentrazione, meditazione ed estasi, diventano cammini preferenziali verso la conoscenza dei sensi sottili pur mantenendo presente la consapevolezza della loro illusorietà.

I chakras e lo yoga

Nella fisiologia mistica si rintracciano dei centri di coscienza chiamati chakras che diventano importanti punti di riferimento nella pratica yogica.

Il loro corrispondente fisiologico nella medicina contemporanea è rintracciabile nel ruolo svolto dalle ghiandole endocrine, che assumono un valore di possibilità terapeutica in quello che è chiamato l'aspetto dello yoga scientifico. Attraverso le posture (asana) il praticante (sadhaka) stimola il sistema endocrino ottenendo ottimi risultati terapeutici.

E' possibile rintracciare un certo numero di corrispondenze con la medicina tradizionale cinese: tra nadis e canali dell'agopuntura si presenta una notevole analogia. Nell'agopuntura l'energia Qi che circola all'interno del corpo viene stimolata o dispersa tramite: l'infissione dell'ago, la pressione digitale, o il riscaldamento dei punti quali luoghi di accesso all'energia. Nello yoga, pur se per altre vie, si ottiene lo stesso risultato: ricorrendo ai mudra, alle bandha, alle asana, si modifica la circolazione sanguigna e si diversifica l'afflusso di ossigeno ai tessuti.

 

tratto da “Enciclopedia delle Discipline Bio-naturali”,
Valerio Sanfo, ed A.E.ME.TRA.

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